"É una vergogna vincere la guerra"
Questa è la frase con la quale Curzio Malaparte conclude il suo libro dal titolo "la pelle" da cui ho tratto ispirazione per realizzare il mio progetto fotografico sulla miseria e l' umanitá, dal titolo " the Skin". Lo scrittore, il militare, il reporter Curzio Malaparte dalle molteplici facce, è uno degli autori italiani più autorevoli, ha raccontato nei suoi libri gli effetti della seconda guerra mondiale sulla popolazione, in particolare su quella napoletana nel libro " La Pelle". La città di Napoli, in quel periodo, era all' apice del suo degrado a causa delle diverse dominazioni avutesi in quel periodo, da quella tedesca a quella americana. Napoli era un crocevia di eserciti multietnici, di visi americani, inglesi, tedeschi, arabi, italiani, napoletani. Tutte queste facce erano accolte dal popolo con un sorriso amaro e nello stesso tempo di speranza che storceva i volti di chi ha patito la fame. La gente era impoverita, si aggrappava alla religione e alla superstizione, per disperazione si perdeva fino a vendere la propria anima. Il popolo sembrava deformato da un morbo fatale che "Malaparte" chiama "la peste". La poetica dell' autore riesce a trasformare in surreale la realtà, le crudeltà della guerra in immagini visionarie portando il lettore in un' atmosfera altamente emotiva e coinvolgente. Ho preso ispirazione da questa modalità di scrittura e ho trasformato la mia realtà in immagini surreali facendo riferimento allo stato di degrado attuale. Il concept del progetto fotografico é " La miseria", l 'uomo e la sua caduta in povertà.
" La pelle" è il titolo del progetto fotografico che ha attraversato diverse fasi di elaborazione:
La prima fase, la lettura della " La pelle" di Curzio Malaparte é stata fondamentale sia per la tematica sia per il registro di progettazione fotografica; la seconda fase si è sviluppata attraverso un' immersione nel mondo dei poveri e dei barboni. In questa parte ho frequentato i luoghi dove queste persone vanno a cibarsi, dove dormono, dove abitualmente passano il loro tempo. Ho conosciuto alcuni di loro, ho parlato anche con diversi assistenti sociali, ho raccolto racconti, interviste, ho osservato atteggiamenti, movimenti, espressioni e ho riflettuto.
Ho conosciuto alcuni di loro, ho parlato anche con diversi assistenti sociali, ho raccolto racconti, interviste, ho osservato atteggiamenti, movimenti, espressioni e ho riflettuto. Non è la prima volta che mi trovo in situazioni estreme, lavorando parallelamente come fotoreporter spesso mi sono trovata a fotografare situazioni a rischio, ma in questo caso ho voluto fare un lavoro differente. Ho voluto raccontare la miseria attraverso un lavoro fotografico concettuale e surreale. La "Miseria" è un tema sempre attuale, i popoli sono sempre vittima di oppressioni, delle politiche sbagliate dei governi, dalle persecuzioni razziali e dai conflitti. L' essere umano durante la miseria si ricorda di appartenere al genere animale, perché i bisogni primari prendono il sopravvento.
"La fame, il sonno, la temperatura ecc..." senza queste cose esiste la morte. In grandi stadi di miseria l' essere umano perde la coscienza di se stesso, una sorta di forma di protezione mentale per proteggersi dalla fatale disperazione, "una follia muta" .